La partecipazione in formato indoor ad attività notoriamente outdoor (sport, teatro, cinema, musei, eccetera) sarà una modalità di fruizione del tempo libero che, molto probabilmente, rimarrà anche quando la pandemia sarà del tutto superata e affiancherà il modo “tradizionale” con cui molte pratiche culturali vengono svolte (Istat).
Ovvero qualunque ostacolo alla fruizione outdoor (fatica, lontananza, costi ecc.) si traduce molto più facilmente in un cambio di modalità della pratica culturale.
Il passaggio però non è “dal vivo al divano” ma “dal collettivo dal vivo all’individuale in rete”. Questo è il tema.
Rimarranno i grandi riti collettivi in presenza (i festival, i grandi eventi) ma quello che sarà possibile consumare individualmente, o individualmente in rete sarà in gran parte sostituito. Questo avrà dei profondi effetti sulla coesione sociale del Paese di cui ancora non è dato comprendere fino in fondo la portata.
I RISCHI:
-Crisi della filiera legata ai settori culturali e creativi
-Frammentazione sociale e polarizzazione
Come arginare questo processo, promuovendo coesione sociale, e come prepararsi ad un presidio «democratico» della rete?
Trovate qui alcune riflessioni presentate a Bagnacavallo, Strati della Cultura (14 Ottobre 2022)
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